E’ inutile fingere: la crisi economica e sociale che ha colpito non
solo la nostra città, ma tutto il nostro Paese, non finirà tanto presto. Ad
aggravarne il peso sulle spalle dei cittadini, c’è anche la scure delle
ristrettezze di bilancio, imposte dal “Patto
di Stabilità”, e dai tagli ai trasferimenti locali che le varie Manovre
finanziarie di Berlusconi prima e di Monti poi hanno scaricato su Comuni e
Regioni. In questo contesto, non c’è da
sorprendersi che le prime vittime di questi tagli al budget siano spesso i
servizi ai cittadini, in special modo tutti quei servizi connessi allo Stato
Sociale, al cosiddetto Welfare.
Lo chiedono tutti, Confindustria,
BCE, UE, ma il risultato è che il fabbisogno della Pubblica Amministrazione
continua a crescere, la Pressione Fiscale non è mai stata così alta e i nostri servizi di assistenza non sono mai
stati così carenti. Purtroppo, questi
vincoli esterni non si potranno modificare facilmente: forse un po’ di
respiro potrebbe venire da una vittoria dei Socialisti di Francois Hollande
alle Presidenziali francesi, ma parliamo comunque di lungo periodo.
Per l’intanto, dobbiamo ingegnarci a rispondere in modi innovativi alla
domanda crescente di aiuto che viene dai tanti settori in difficoltà della nostra società, restando nel contempo nei
limiti che ci vengono imposti dai risicati bilanci a disposizione del Comune.
Agli albori del movimento
operaio, quando lo Stato non era uno strumento, ma un nemico, spesso molto
violento, dei lavoratori in lotta, nessuno pensava ( o meglio, sperava) che
tutta la collettività si sarebbe presa carico dei problemi degli emarginati,
degli sconfitti dal mercato, degli sfruttati. Fu così che sorsero in tutto il mondo occidentale Leghe dei lavoratori
e Società di Mutuo Soccorso, associazioni di uomini e donne che mettevano in
comune i propri sforzi, il proprio tempo e i propri risparmi per aiutarsi a
vicenda in momenti di difficoltà, superando la mera filantropia. A queste,
si affiancarono gli sforzi di amministratori locali illuminati, che crearono i
primi servizi pubblici locali, le prime forme di “socialismo municipale” (dalle società idriche alla diffusione
dell’illuminazione elettrica o a gas).
Di fronte all’erosione dello Stato
Sociale, sempre di più nel nostro Paese e nel mondo si diffondono forme diffuse
di solidarietà, che partono direttamente dal basso e arrivano là dove i
tradizionali meccanismi di assistenza non riescono più a portare aiuto
concreto. Anche a Fabriano, credo,
potrebbe aiutarci riscoprire legami comunitari più solidi, dati non
dall’intermediazione di un ente pubblico, ma dal contatto diretto tra i
cittadini e le cittadine.
In queste iniziative, tuttavia, il Comune potrebbe giocare un ruolo
fondamentale di promotore e coordinatore, lavorando per lanciare e
reclamizzare progetti, e per armonizzarli tra loro in modo da rendere più
efficiente e penetrante la loro azione.
Alcuni fronti di intervento
potrebbero essere:
1-
L’introduzione
di last minute markets, meccanismi
coordinati tra grande distribuzione (es: centri commerciali e supermercati),
Comune e associazionismo di carattere sociale per evitare lo spreco di cibi e
altri prodotti in scadenza. Si
potrebbero creare degli “spacci sociali”, con accesso garantito a chi si trovi
in situazione di oggettiva difficoltà economica, in cui i prodotti in eccesso
che altrimenti giacerebbero invenduti e verrebbero buttati siano collocati sul
mercato a prezzo scontato. Ulteriori rimanenze dovrebbero a loro volta essere
il più possibile donate alle associazioni che si occupano di assistenza.
2-
Ruolo
promotore per il Comune, in collaborazione con gli esercenti del Centro
Commerciale Naturale e con le attività di produzone tipica locali,
nell’organizzazione di Gruppi di Acquisto Solidale, divisi per quartieri. I
Gruppi di Acquisto Solidale sono forme di mutualità in cui cittadini si
organizzano per comprare in comune e all’ingrosso, da esercenti che
garantiscano qualità del prodotto, dignità del lavoro e un prezzo equo, prodotti
di prima necessità, dal cibo ai servizi.
3-
Un
controllo capillare e trasparente sull’operato delle cooperative sociali e di
servizi che operino nel nostro Comune su appalto dell’Amministrazione locale, per
evitare sprechi e migliorare l’efficienza dei servizi dati in affidamento.
4-
Incentivare
progetti come la “Banca del Tempo”, in cui i cittadini scambino le proprie
competenze tra loro, direttamente. Banalmente, si tratterebbe di mettere in
comunicazione il “saper fare” e i bisogni del più ampio numero possibile di
cittadini: sulla base della reciprocità del tempo di lavoro, io cittadino
bisognoso di un intervento idraulico offro un tempo equivalente di ripetizioni
di Latino. Condivido la proposta di SEL-Fabriano Bene Comune in merito, ma
credo che con un po’ di lavoro in più la si possa estendere anche oltre i
confini dell’alta formazione.
5-
Incentivare
progetti di formazione e riqualificazione per i nostri cassintegrati nei
settori dell’assistenza alla persona, anche in vista della creazione di
istituti come gli Asili-Nido Aziendali o i cosiddetti “Asili di Prossimità”,
gli asili gestiti direttamente in casa.
Che ne pensate ? Come sempre, attendo le
vostre opinioni, qui, su FB o per il Corso !
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